La giunta Drei spende 1,7 mln per comprare i padiglioni della Fiera e destinarli a centro raccolta sfollati dal terremoto, quegli stand però non sono antisismici e il progetto di messa in sicurezza viene addirittura bocciato dagli uffici tecnici del Comune. Il M5S denuncia: “Ecco un altro caso di denaro pubblico buttato, presentiamo un esposto in Procura e alla Corte dei Conti”

Ad ottobre il Comune sborsa 1,7 milioni di euro di soldi pubblici per acquistare i padiglioni della Fiera. Il progetto è quello di utilizzarli, in caso di “terremoto importante”, per alloggiare fino a 5000 sfollati. Questa almeno la motivazione ufficiale che l’amministrazione Drei diede, attraverso i giornali locali, a quell’operazione definita addirittura “indispensabile e indilazionabile”. E in quel modo la giunta di centrosinistra tentò di smentire quanto sostenuto dal M5S e cioè che i padiglioni non erano stati costruiti con criteri antisismici e che si trattava, quindi, di un mero provvedimento mirato ad impedire il crack dell’ente fieristico attraverso l’estinzione del mutuo, guarda caso proprio di 1,7 mln, che la stessa Fiera aveva acceso con Cassa dei Risparmi di Forlì (da poco fusa in Intesa Sanpaolo), peraltro socio dello stesso Ente Fiera (assieme alla Fondazione Carisp). Guarda caso, l’unico socio a scucire del denaro per risanare la Fiera fu proprio il Comune. Coi soldi dei forlivesi, naturalmente. Non la banca, ovviamente, che anzi ebbe indietro tutti i soldi in precedenza prestati.

Ma questo è solo l’inizio. Il bello, si fa per dire, deve ancora arrivare. La giunta, infatti, nel difendere il proprio operato aveva cercato di arrampicarsi sugli specchi parlando di un finanziamento di 250.000 euro ottenuto dalla Regione nel 2016 proprio per l’adeguamento sismico degli immobili. Pochi mesi e cosa esce fuori? Che non solo quell’adeguamento non è mai stato realizzato, ma che il progetto per l’autorizzazione sismica, presentato nell’agosto scorso agli appositi uffici comunali (che solo da pochi mesi gestiscono questo servizio), è stato addirittura respinto. Sì, avete capito bene: è stato lo stesso Comune di Forlì a dire che il progetto di adeguamento sismico non andava bene, bocciandolo. Un incredibile paradosso che si aggiunge ad una vicenda già di per sé assurda, dove il Pd ha voluto a tutti i costi spendere una barca di soldi per acquistare immobili non antisismici. Dunque, inutilizzabili per un qualsiasi centro di raccolta sfollati da terremoto. Ma a rendere ancora più comica e vergognosa l’intera situazione è che questa pratica antisismica risulta essere l’unica rigettata dagli uffici tecnici sulle circa 130 pratiche gestite dal servizio comunale in questi primi 6 mesi di esistenza. E con una motivazione da far accapponare la pelle: i tecnici, infatti, parlano di “progetto incompleto” e con “elementi di contrasto con la normativa tecnica”. In sostanza si era cercato di far passare l’adeguamento sismico di un solo padiglione sui tanti presenti nel complesso, mentre in realtà si sarebbe dovuto adeguare l’intero edificio, che risponde come un corpo unico ad un eventuale terremoto, ovviamente con costi nettamente superiori.

E non finisce qui. C’è un ulteriore aspetto tragicomico dell’intera vicenda: dall’analisi della documentazione, infatti, emerge che è molto probabile che il Comune abbia perso pure i 250.000 euro stanziati dalla Regione ma mai ottenuti. Sì perchè l’accordo prevedeva che i lavori dovessero essere appaltati e consegnati entro un anno dalla data di invio dei progetti, parliamo del 2016. Ma ad oggi i lavori non sono nemmeno stati appaltati ed il progetto antisismico è stato sonoramente bocciato. Evidente, quindi, che la Fiera non possa, al momento, essere utilizzata come centro di raccolta sfollati in caso di terremoto.

La domanda allora sorge spontanea: per quale motivo sono stati spesi 1,7 milioni di euro di soldi pubblici? Così, dopo aver smascherato un’altra “furbata” a danno dei cittadini, non possiamo esimerci dal depositare l’ennesimo esposto alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, per cercare una volta per tutte di mettere un freno alla gestione “allegra” dei soldi pubblici a cui ci ha, purtroppo, abituato l’attuale giunta. Una cosa è certa: questa amministrazione comunale ha battuto tutti i record negativi. Sarebbe stato veramente difficile far peggio di così. I cittadini però lo sanno: il vento in città potrà davvero cambiare soltanto se alle elezioni di maggio i forlivesi sceglieranno di dare una svolta positiva alla politica cittadina, ponendo al governo della città il M5S, l’unica forza che ha dimostrato in questi anni di fare una vera opposizione con serietà e competenza.

Daniele Vergini e Simone Benini, consiglieri del M5S per il Comune di Forlì

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