FRANCO BAGNARA CV

Un commento all'articolo

  1. Buongiorno, ho letto della sua iniziativa relativa ai controlli sulla Carta Alluvionale. Nonostante io abiti in provincia di Ravenna volevo farle presente la situazione che viviamo a Riolo Terme in particolar modo in Via Fornace. Mi chiamo Gianluca Ierpi e abito a Riolo Terme Ra in Via Fornace, 5. Attualmente io e mia moglie siamo ancora sfollati e lo saremo ancora per diversi mesi. Volevo segnalare la difficile situazione nella quale ci troviamo in questa area devastata dall’alluvione del maggio scorso….e non solo. Nella notte fra il 16/17 maggio abbiamo subito la terza alluvione dal 2014. Senza contare le volte in cui, in questi anni e negli anni precedenti al 2014, il torrente Senio è arrivato a pochi centimetri dalla porta di casa. L’unica differenza è che questa volta l’alluvione ha avuto una risonanza molto ampia, nelle volte precedenti invece il problema è stato solo nostro e tutto è passato sotto silenzio e nel disinteresse generale. Nella nostra zona andiamo sott’acqua se piove due giorni consecutivi, non è necessario che arrivi il ciclone imprevedibile. La zona di Via Fornace ha seri problemi per quanto riguarda la sicurezza delle persone che vi abitano. Problemi dovuti alla posizione in cui ci troviamo e a problemi strutturali impossibili da risolvere. All’ assemblea che il comune ha indetto alcuni giorni fa per informare i cittadini alluvionati sullo stato dell’arte, abbiamo saputo che abitiamo in una cassa di espansione naturale!?A parte la domanda spontanea che sorge…. perché, se abitiamo in una zona potenzialmente pericolosa, sono stati dati i permessi per la civile abitazione? Non voglio però aprire un discorso che ci porterebbe lontano, io vorrei sapere cosa si intende fare per i cittadini che vivono costantemente a rischio alluvionale e che abitano in una zona che non sarà mai messa in sicurezza. Vi sembra dignitoso far vivere dei cittadini in un’area del territorio comunale a rischio della propria incolumità? La casa dovrebbe essere un luogo sicuro nel quale trovare la propria sicurezza, tranquillità e intimità. Purtroppo noi non viviamo, oppressi come siamo da una preoccupazione continua ossessionati dalle previsioni del tempo, sperando che non piova troppo forte e non troppo a lungo con i sacchi di sabbia a portata di mano. Nel 2023 non è civile vivere in questo modo. Molti di noi, provenienti da altre parti della regione o d’Italia, hanno comprato casa in questa zona non sapendo minimamente dei pericoli ai quali andavano incontro, tutto era regolare, i permessi e la destinazione d’uso. Noi ci siamo fidati dei “timbri” che il comune aveva messo, non pensavamo di andare ad abitare in una trappola per topi. Nella notte fra il 16 e il 17 maggio siamo stati evacuati dal terrazzo del primo piano con cinque metri d’acqua sotto, insieme ad una bambina di un anno figlia dei nostri vicini, su un gommone traballante con il pericolo che si rovesciasse, cosa deve succedere affinché qualcuno si decida e definisca la zona di Via Fornace non idonea alla civile abitazione perché pericolosa? Questa è la seconda volta che rifacciamo i muri, compriamo mobili e elettrodomestici, per quanto tempo dovrà durare questo scempio e questa inciviltà?Siamo esausti e senza speranza. Noi metteremo a posto una casa con soldi nostri e della comunità, sapendo benissimo che fra sei mesi? un anno? due anni? dovremo ributtare via tutto perchè andremo di nuovo sott’acqua, tutto questo nella civile (si fa per dire) Emilia Romagna. Le decisioni su Via Fornace non dovranno fermarsi alla pulizia di un canale di dubbia proprietà o aspettare le decisioni su un lago artificiale privato che, come una spada di Damocle, minaccia la nostra sicurezza perchè a rischio esondazione. Questa è una zona soggetta ad allagamenti la cui messa in sicurezza è impossibile. Qui non deve abitare anima viva. Questa zona appartiene al fiume e lui, quando vuole, se la riprende. Devono essere prese decisioni radicali che prevedano espropri con dovuti indennizzi affinché questa zona venga liberata e consderata zona alluvionale interdetta alla civile abitazione. Vivendo in questa zona noi abbiamo buttato via i risparmi di una vita, penso che avremmo il diritto di “rifarci” una vita e vivere in sicurezza e tranquillità. Se noi abitiamo in un buco del genere qualcuno lo ha permesso. Non è ammissibile far vivere dei cittadini nelle paludi come nel Medioevo. Il nostro problema non è se e quando ricostruiremo, ma quanto tempo passerà da oggi alla prossima alluvione…che probabilmente colpirà solo noi e quindi non importerà nulla a nessuno. Cordiali saluti Gianluca Ierpi

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