Area Vasta Romagna, Balzani (PD): “Non mi fido dei politici”. E noi non ci fidiamo di Balzani.

Venerdì 18 ottobre si è tenuto un incontro pubblico presso il Salone Comunale di Forlì dove il sindaco Roberto Balzani ha comunicato la sua proposta per Area Vasta relativamente al territorio della provincia di Forlì-Cesena e di cui riportiamo il file audio integrale.


Sarebbe stato interessante aver potuto ascoltare anche l’opinione dei cittadini, per dare spazio al confronto ed alla partecipazione, ma non sono stati consentiti interventi dal pubblico… vi invitiamo quindi a lasciare i vostri commenti!

Per vostra comodità vi riportiamo anche la trascrizione integrale:

introduzione
La sanità è un tema importantissimo che riguarda ognuno di noi, è anche vero che le trasformazioni che sono in corso  a livello regionale sono state fino alla presentazione della legge, il 30 settembre di adesso, di pochi giorni fa, appannaggio sostanzialmente di un dibattito molto interno alle istituzioni e con pochi interlocutori. 2 obiettivi per questa serata:
1) Rendiconto dell’attività dell’amministrazione su questo tema da quando è entrata in carica nel 2009, con i temi che ha affrontato in questi anni.
2) Proposta che noi, dico noi inteso come tutta la conferenza socio sanitaria territoriale di Forlì, e non solo Balzani, facciamo alla regione e ai nostri confratelli romagnoli, e che vedremo a fine serata.
Perché questa chiacchierata???
Perché di questi temi si parla pochissimo, nonostante sia un tema molto sentito, di cui si parla in certe occasioni (malasanità, eccellenze), ma di cui si parla pochissimo quando si parla della sua organizzazione e gestione (tema complicato, non per tutti). Proviamo a parlarne.
Il sindaco gestisce i rapporti con l’Ausl del territorio. Forlì è la più piccola della regione dopo Imola, piccola come abitanti (189.000), ma ha un budget che è 4 volte il bilancio del comune, e numero di dipendenti che è 3 volte i dipendenti del comune, E’ quindi una realtà economica enorme.
Quale rapporto fra sindaco e Ausl? La sanità è regionale, finanziata dalla regione con fondi regionali, direttori generali nominati dalla regione, con gradimento dei sindaci, ma nominati da Bologna, è quindi una partita che in larga parte si gioca a Bologna, in regione.
La sanità è quindi gestita in larga parte dalla regione, ma il sindaco, d’altra parte, è responsabile per la legge della sanità e dell’igiene pubblica del territorio.
Il sindaco è responsabile, ma può condizionare in minima parte il processo con cui viene gestita la sanità. E’ una asimmetria rilevante, ma è così in tutta Italia.
cronistoria percorso creazione della asl unica
Cosa è capitato a Forlì? Quando è arrivato Balzani c’era la nomina del nuovo Direttore Generale. Fu chiamato da Bissoni, assessore alla sanità in regione, che disse che secondo lui andava cambiato il Direttore generale di Forlì. Disse che la nostra era una Asl normale, con un deficit di circa 4 milioni, ma che era tutto sommato un deficit nella norma, ragionevole.
L’Asl è una azienda nel nome ma non è una vera e propria azienda, lo è per modo di dire, i miei cittadini possono andare fuori, e noi possiamo attrarre pazienti dall’esterno, è un sistema aziendalizzato ma non è azienda vera e propria, non può essere tarato solo sul nostro territorio, i costi sono certi, ma i ricavi non lo sono proprio per questa possibilità dei pazienti di curarsi ovunque, in piena libertà.
Per questi motivi è complicata la gestione delle Asl, ed i deficit sono nella norma, sono all’ordine del giorno.
A settembre di quell’anno il deficit era già a 12 milioni, ad aprile poi è arrivato a 30 milioni. Si è scoperchiato un pentolone, con una contabilità gestita in maniera anomala, alterata rispetto alla normalità, che ha creato costi occulti, deficit e quindi debito da pagare.
Come rientrare??? Una parte del debito lo ha pagato la regione, ma noi ci siamo trovati con un deficit strutturale, un sovracosto di crca 20 milioni all’anno che noi abbiamo dovuto affrontare per rientrare nei parametri della regione (negli anni dal 2010 al 2013) Quindi causa il debito pregresso venuto fuori abbiamo dovuto imporre una cura dimagrante per abbattere i costi per circa 20 milioni all’anno, causa scelte errate degli anni precedenti.
Risultato, Balzani si è sentito per alcuni anni come Calimero, pulcino nero, lo “sfigato della Romagna”, ha dovuto fare i conti con l’eredità che si è trovato, essendo Sindaco lo ha dovuto fare. Ha dovuto gestire insieme agli altri della conferenza socio sanitaria quindi un processo molto difficile, di riduzione molto drastica della spesa, che altri in regione non hanno mai avuto. Questo è il primo punto.
Secondo punto, anno 2009, le questioni aperte in regione vertevano su 2 aspetti: 1, la fusione Forlì Cesena, essendo piccole Asl la regione aveva chiesto di fare una fusione, e l’altra era l’area vasta Romagna, una sorta di coordinamento di tutte le attività delle Asl romagnole, 1.125.000 abitanti, con una spesa di 2,2 miliardi di Euro, il 65% del Pil del Montenegro (per averne un’idea). (minuto 11,50 della registrazione)
Abbiamo detto va bene, ovviamente, facciamo l’area vasta per vedere di risparmiare delle risorse, eravamo tutti d’accordo. Nel corso degli anni 2010 e 2011, mentre eravamo alle prese del nostro debito da scalare, la regione e anche gli altri territori si sono misurati con il tema dell’area vasta. Allora era legato ad una questione fondamentale, cioè come venivano prese le decisioni fra i direttori generali, cioè le decisioni andavano prese a maggioranza, in base agli abitanti o all’unanimità con decisione collegiale??? Questa era la questione che sembra di lana caprina ma non lo è, fu la questione su cui si concentrarono le direzioni generali delle 4 asl e le conferenze nel corso di questi 2 anni. Alla fine dei 2 anni, fine 2011, si trovò un equilibrio, furono delineate le linee guida (dalla regione), che sostanzialmente stabilivano il principio della collegialità, le asl dovevano trattare fra loro fino a quando non erano d’accordo. Perché cita questo argomento? E’ lo stesso della fine del ragionamento, è il problema della Romagna, come fare ad andare d’accordo, fra ambiti territoriali che hanno sviluppato sistemi locali fra loro molto diversi, hanno sviluppato meccanismi competitivi e non cooperativi. Si arrivò quindi alla conclusione che si doveva decidere collegialmente.
Quando si arriva a questo punto, fine 2011, la regione cambia schema, ed è il 2012, il giorno prima del nevone del 2012 (minuto 15.00)
Si trovano all’ultimo piano della regione, tutti i romagnoli con il Presidente Errani, l’assessore, e, il presidente dice, visto che si è arrivati a questo punto del percorso, perché non proviamo ad andare oltre, a fare la Asl unica, un’azienda unica, naturalmente se siete d’accordo??? Visto che ci sono i tagli, ecc… vediamo di andare oltre, potremmo fare un’operazione importante, ed essere i primi a farlo nel nostro paese. Tutti sono d’accordo, e si decide di provare ad andare oltre, a fare la Asl unica.
Il giorno dopo ci fu la grande neve del 2012. Finita la neve ci fu il terremoto dell’Emilia. Questo ha causato giustamente lo spostamento dell’attenzione della regione sul problema del terremoto, e l’asl unica è rimasta un po’ in secondo piano.
Nel frattempo poi a livello nazionale è nato il governo Monti, e nella primavera del 2012 il ministro Patroni Griffi fece la proposta di ridurre le provincie, Questo sembrò a Balzani propizio e propedeutico, unica provincia coerente con un’unica organizzazione della Asl. Se ne parlò in alcuni convegni nell’estate del 2012.
Settembre 2012 (minuto 17,40) viene consegnato dalla regione il primo documento scritto, ma non firmato, relativo alla Asl unica.
Documento in 3 parti, una descrittiva, una su come dovrebbe essere organizzata grosso modo la Asl dal punto di vista dei servizi, Pievesestina, 118, ecc, e la terza parte in appendice, che era una anticipazione  di quelle che erano le norme (minuto 18,30) contenute nel decreto Balduzzi sul riordino degli ospedali, poi decadute insieme alla caduta del governo Monti a fine 2012.
Questo documento, quindi, nel settembre 2012 viene quindi recapitato, e noi come romagnoli ci troviamo per discuterlo. Nel novembre del 2012 a Cesena, 19 novembre 2012 (minuto 19) diamo la nostra versione del documento. Il nostro documento è costruito su questo principio, questa idea, meccanismo: prima fare una larga ricerca sulla situazione, la realtà delle Asl romagnole, poi una pianificazione di un progetto di dove si voleva andare, e alla conclusione, a valle del percorso, la costruzione della asl unica come scatola amministrativa. Ci sembrava un percorso logico, prima una fase analitica, poi una riflessione progettuale, e quindi il passaggio alla legge (minuto 19,45).  Questo era scritto nel nostro documento, oltre all’incremento della quota pubblica in Irst, che diventava il riferimento oncologico per l’area vasta romagna.
Questo era il ragionamento.
Poi ci si trova a Bologna il 10 dicembre (minuto 20.11) e alcune cose cambiano. La regione inizia a dire che visto che si vorrebbe partire il primo gennaio 2014, forse è meglio che portiamo avanti le due questioni insieme, da una parte la legge istitutiva della asl unica, insieme al percorso sui contenuti. Noi avevamo proposto di portare avanti in sequenza analisi, progetto, e legge, la regione propone di farli procedere appaiati.
Ad inizio di gennaio 2013 questi processi vengono ulteriormente trasformati, la regione ci chiede di partire subito con la legge istitutiva della asl unica, e poi di portare avanti gli aspetti di contenuto. Questo perché si presumeva che il pd avrebbe vinto le elezioni nazionali sicuramente, e sarebbero entrate in vigore comunque le norme previste da Balduzzi nel 2012, e fatta una riforma ospedaliera in linea con il suo progetto del 2012. Le conferenze vanno dietro a questo disegno della regione, ci si doveva rivedere dopo un mese, ma quando si vota succede quello che succede, con un risultato molto diverso da quello che si era pensato. Ci troviamo quindi nella primavera del 2013 a quel punto con “un processo che va verso la formulazione della legge come scatola sostanzialmente politica, cioè politico amministrativa, e poi dopo si vedrà tutto il resto, questo era un po’ il principio”. Noi avevamo alcuni problemi, per esempio perché questi progetti riguardassero solo la Romagna e non altri territori dell’Emilia, per esempio Imola è la più piccola Asl, e resta da sola. Nella conferenza dei servizi ne parlammo, ricordo bene anche Zoffoli e gli altri, dicevamo come facciamo a proporre ai nostri cittadini questa riorganizzazione, dicendo che va fatta per razionalizzare il tutto, ma noi sì ed Imola per esempio no??? Era presente anche l’assessore Lusenti, e alla nostra domanda sul perché questo progetto andasse fatto solo in Romagna, la risposta fu che a “Imola avevano le elezioni”. “Quindi capii che io ero il figlio della povera schifosa, questo lo dico chiaro e tondo” (minuto 23,36).
Dopo di che il progetto è continuato con la formulazione delle legge, diciamo così è una legge di impianto, sostanzialmente l’idea è quella di fondere le 4 asl in una, tutti gli atti organizzativi venivano poi posticipati al dopo, e anche il lato aziendale veniva dopo, si creava una conferenza che teneva insieme  75 comuni della Romagna, e quindi il tema è diventato più politico, si è accellerato l’aspetto politico perché in realtà l’aspetto organizzativo è rimasto indietro, si è voluta fare un’accellerazione in sostanza.
Allora veniamo al tema politico. Il mio tema è esattamente quello dei 4 direttori delle asl, dove si erano fermati loro.  Come si formano le maggioranze nella conferenza socio sanitaria e come si decide??? Se le maggioranze sono tali per cui un territorio può essere escluso dalla progettazione delle sanità, molto banalmente le altre 3 decidono per lui.  E io ritengo che sia un “errore politico madornale”, ed una cosa che per me, come sindaco di Forlì che ha un’ospedale come questo più l’irst di Meldola, non può passare in silenzio, non posso dare il mio assenso a ciò, ma non può farlo il sindaco di Faenza, di Lugo, ecc…..a qualcosa che limita un potere di interdizione se qualcosa viene ad incidere sul tuo territorio in maniera tale da poter, non dico respingerlo, ma cercare di correggerlo, questo è il concetto.
Questo tema non lo abbiamo mai discusso nei nostri tavoli.
Ad un certo punto, quando c’era la formulazione della legge, si è detto, va bene, ma questo è un problema che andrà messo dopo, nei regolamenti, che vengono a valle della legge, dopo che si costituisce l’asl sarà fatto un regolamento che identifica come fare le maggioranze, meccanismi di tutela, ecc…ma io dico, scusate, gli accordi di tutela si fanno prima, non dopo, se voglio tutelare il mio territorio, come devono fare gli altri, devo stabilire come si fa a contarci, e come pesare questi voti nella conferenza, ma lo decidiamo prima, non dopo, perché dopo “la frittata è già fatta” (minuto 27,50), dopo non decide più il territorio, la sua golden share l’ha già spesa. Questo è il punto, tipicamente politico, ecco perché io vi ho convocati qui questa sera. Non per mettere in discussione l’ospedale, ma perché qui da 150 anni è sempre esistita una compartecipazione alle decisioni, una codeterminazione delle politiche socio sanitarie, che riguardavano la sanità sul territorio, oggi “noi rischiamo di perdere questo pezzo” e quindi ho ritenuto che fosse il caso che ci vedessimo un attimo prima. Questa è la questione.
Perché sono così preoccupato delle maggioranze??? (29,10) Perché non si è seguito un processo che poteva essere fatto alla rovescio, per esempio, se noi avessimo deciso che tipo di sanità volevamo costruire, se avessimo avuto un progetto comune, degli obiettivi comuni a cui tendere, potevamo benissimo dire va bene, questo è il patto,……siamo tutti d’accordo su dove vogliamo andare, ma non è così, tutti questi temi sono posticipati, la legge sulla riorganizzazione / riclassificazione degli ospedali, che è fondamentale, verrà presentata dopo che sarà costituita la asl unica, quando secondo me doveva essere un pezzo della vita della asl unica, se noi facciamo qualcosa insieme almeno mettiamoci d’accordo su come devono essere dislocati i presidi ospedalieri sul territorio, romagnolo, quello doveva essere il patto, e “invece lo vogliono fare dopo, perché??? Io sono preoccupato, ve lo dico molto francamente, perché se qualcuno vuole fare le cose dopo, e non prima,  (30,34) io ho tendenzialmente l’idea che mi voglia fottere”,   detto in parole ……, “ed io non mi fido dei politici” ragione per la quale la nostra idea è molto semplice, la nostra proposta è molto semplice……..
proposta finale del sindaco
(minuto 31:48)Io questa sera faccio una proposta che non è indirizzata alla regione Emilia Romagna, la quale fa giustamente la sua politica che è quella di centralizzare come può la vita della sanità per cercare di spendere meno. E mettere un contenitore in ogni (.?.) se poi i territori se ne sbattono i coglioni peggio per loro. Questo è il disegno, va bene? Allora io dico molto semplicemente che la Regione Emilia Romagna fa benissimo, perché se io fossi il presidente farei la stessa cosa dal momento che devo cercare di risolverla. Però, siccome noi siamo i destinatari di tutta questa operazione faccio una semplice proposta, e cioè se queste regole ci consentono di ridurre il rischio che dei territori vengano tagliati fuori da alcune decisioni (non tutte); quelle che riguardano i PAC, i piani sociali, quelli che riguardano i distretti, l’organizzazione territoriale socio sanitaria, lo dicono anche loro e l’hanno ripetuto in un documento recente così come hanno detto tante altre cose molto giuste e molto corrette secondo me che saranno discusse nei prossimi giorni. Io devo dire che ci siamo sempre trovati d’accordo su queste impostazioni, anziché metterle nella legge: non si può fare, non lo vogliono fare, facciamole deliberare dai consigli comunali della Romagna come patto politico fra i romagnoli. Così vediamo se i romagnoli vogliono cooperare, oppure si vogliono scannare. Se voglio utilizzare il vecchio schema dante e quindi infilarsi pugnali nella pancia oppure se vogliono costruire qualcosa insieme. Vediamo se vogliono fare questo. Queste delibere devono essere assunte prima della approvazione della legge e rappresentare il patto politico che poi verrà trasferito nel regolamento. La Regione non c’entra. Perché giustamente la regione dice: fate voi, La conferenza socio sanitaria è la vostra, siete voi che dovete decidere come organizzare le maggioranze, io me ne frego. E’ un problema vostro. Io, basta, ho il direttore generale, è già una specie di grande proconsole lui, voi dovete trovare un contrappeso a questa persona. Io me ne fotto, perché io tutto sommato ho già il mio punto di riferimento, quindi non dobbiamo cercare un contrappeso che tuteli tutti i territori. Io credo che dobbiamo farlo in forma cooperativa, cioè con forme di maggioranza di variabile su alcuni punti molto ampia in un modo tale che tutti i territori siano garantiti in questo processo. E per una volta tutti i Consigli comunali della Romagna, o comunque la maggioranza di essi, quelli più importanti si devono esprimere e se si esprimeranno nell’ignavia e accetteranno quello che viene bè, sarà un modo per gli elettori di capire che cosa è la loro classe politica dirigente e li potrà mandare a casa come spero nell’elezione 2014. Questo è il disegno molto semplice che noi presenziamo questa sera non soltanto ai forlivesi ma all’intera Romagna. Se voi vedete, una cosa molto ragionevole, siamo venuti incontro a tutte le esigenze di questo processo, però c’è una cosa sulla quale non possiamo derogare che è l’autodeterminazione e l’autonomia su alcune decisioni che riguardano i nostri territori e sulle quali noi dobbiamo poter dire l’ultima parola perché altrimenti è che altri decidano per noi sul nostro ospedale, sulla nostra sanità e sui nostri servizi. E questa è una cosa che il sindaco Balzani non farà mai (applausi). Detto questo io auspico naturalmente che da adesso parta il dibattito. Noi andremo, perché questa sera abbiamo fatto la riunione, perché noi vogliamo stare nel percorso regionale. Il 21 andremo, lunedi, all’audizione della Commissione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, porteremo le nostre riflessioni. Vogliamo stare completamente dentro il percorso giuridico legale della Regione. Non siamo eversori, non siamo rivoluzionari, questo è un mezzo liberale, cioè la cosa proprio più semplice del mondo, cioè l’opinione viene raccontata, è trasparente. Uno decide se gli va bene o non gli va bene, però vogliamo fare una cosa chiara. E gli altri ci debbono dire si ci stanno oppure no, e naturalmente se decideranno di non starci, poi, ognuno di noi singolarmente come individuo, io dico a quel punto come individuo, trarrà le sue conclusioni. Sulla classe dirigente, su quella che la Romagna, su quella che è la possibilità di costruire qualcosa in questa Regione, sul futuro di questa Terra che io amo infinitamente. (applausi)

3 commenti all'articolo

  1. Grande delusione venerdì sera in Salone Comunale per chi, come il Sindaco Balzani, si candida a rappresentare il nuovo a Forlì.
    Invece andiamo indietro, ed alla grande: un monologo senza contraddittorio come usa fare Berlusconi il condannato, un’imitazione penosa del linguaggio grillino che peggio non poteva riuscire, una introduzione lunga 25 minuti sulla fallimentare storia sanitaria forlivesi che ci ha ricordato i rovinosi dissesti del PD, un’autocommiserazione da pulcino calimero in cui l’immagine del professore ne esce politicamente indebolita, proposte shock, non perché innovative, ma perché impraticabili.
    Impraticabili perchè in soli 49 giorni lavorativi, come fanno 75 Comuni a mettere in moto una burocrazia, lenta di sé, per confrontarsi su un piano che neanche conoscono? Pensiamo solo ai ritardi di questa macchiana! E siamo cosí arrivati al primo gennaio 2014.
    FINE.
    I Comuni, poi, sono tutti piccoli PD; crediamo forse che si mettano di traverso al PD Regionale?
    MAI!
    Lo stesso Sindaco afferma che il PD regionale lo prende in giro.
    VERO, ma a lui ed ai suoi elettori.

    Una domanda a Balzani: come mai il Comune si è assicurato di inviare la videoregistrazione della serata (con gli applausi da monologo) alle testate giornalistiche, mentre quella aperta agli interventi dei cittadini sul centro storico con fischi, contestazioni ed urla ripetute, no?
    Nascondere le contestazioni lo si può capire da un punto di vista umano, ma dal punto di vista di un Partito che censura i cittadini che lo contestano, chiamandosi democratico, proprio no.

    In quella serata, inoltre, il Sindaco aveva all’inizio sorvolato sul problema sicurezza in centro storico, asserendo che non esiste il problema ma uno del pubblico, che era uscito prima della fine, è ritornato indietro comunicando alla platea che gli avevano appena rubato la bicicletta parcheggiata sotto.
    Perché il Sindaco non si è degnato neanche di ascoltarlo, facendo finta di niente, dopo che gli avevano riferito chiaramente cosa aveva detto? Il sindaco ha continuato a parlare ed il poveretto è andato via. Fortunatamente non è capitato a me perché altrimenti avrei chiesto molto democraticamente il microfono, autodenunciandomi, cioè prendendomi tutta la responsabilità del furto per essere venuto in bicicletta, così avrei evitato qualsiasi replica da parte di chi ci governa in questa città.

    Perché il segretario del Sindaco, sollecitato dal sottoscritto a fornirgli la registrazione, si è sempre rifiutato? Perché sul sito la registrazione integrale non è mai stata pubblicata?
    Semplicemente perché il PD ha paura, e su questo punto, e solo su questo punto, non posso che dargli ragione.
    Riccardo Bevilacqua

  2. Ero presente alla serata, alcune considerazioni personali.
    1) SUL METODO: nonostante qualcuno ad inizio serata ci avesse rassicurato sul fatto che sarebbe stato possibile fare interventi, alla fine del monologo del sindaco…niente, ci si è affrettati a far defluire i presenti dalla sala senza dare la possibilità di porre domande…..mi è sembrata una serata un pò in stile “berlusconiano”…nel senso che quando si parla da soli, si lanciano messaggi senza dare possibilità di replica è facile raccogliere applausi, anche prendendo a prestito espressioni grilline del tipo “io dei politici non mi fido” (ma lui cos’è???). Peccato.
    2) NEL MERITO: ha sparato a zero sul metodo con cui è stato portato avanti il progetto di fusione delle Asl; in sostanza mentre i sindaci romagnoli avevano dato l’ok all’idea di Asl unica ma dopo un percorso in tre fasi, una di analisi della situazione, una di studio e definizione di un progetto serio e coerente, e solo alla fine il passaggio alla terza fase, quella legislativa…..la regione per una non ben specificata fretta di arrivare all’Asl unica dal 1 gennaio 2014…..se ne è fregata di tutto e di tutti e ha deciso……prima si fa la legge, la Asl unica diventa effettiva dal 1 gennaio 2014….e poi penseremo ad organizzarla. Avete capito bene…questo è il modo di ragionare dei nostri illuminati politici. Badate bene, si parla di cifre enormi, circa 2,2 miliardi, non milioni, 2,2 miliardi di euro!!!! Ebbene sì, con queste cifre in ballo si progetta e si programma il nostro futuro semplicemente con un salto nel buio….”facciamo la legge, e poi penseremo ad organizzare il tutto”.
    L’impressione, in merito al comportamento di Balzani è stata quella di un’abile mossa comunicativa, vista l’approssimazione con cui è arrivati alla Asl unica, difficilmente sarà un’esperienza di successo, per cui Balzani almeno potrà dire “l’avevo detto”….anche se dovrebbe spiegare perchè non ha preso una posizione seria e concreta contro le varie accellerazioni della regione….forse è vietato dire di no ad Errani???? Dovrebbe ricordarsi che lui deve rispondere del suo operato ai cittadini di Forlì e della Romagna…non ai dirigenti del Pd.

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