Case popolari ACER di via XXIV Maggio: sfratti, disagi e bugie

DSC_9177_3“A Forlì e in tutta la Provincia si sconta una vera e propria emergenza abitativa (al 2010 solo il 10% delle richieste di case popolari era stata soddisfatta) e tutta la Romagna continua a essere penalizzata sul fronte dell’edilizia sociale come emerge chiaramente negli ultimi bandi regionali rispetto all’Emilia. I nostri cittadini sono costretti ad affrontare vere e proprie odissee nell’iter di assegnazione degli alloggi e devono sopportare tante ingiustizie: la ripartizione degli alloggi fra stranieri e italiani è squilibrata (divise quasi al 50%); sono ancora troppo elevati i livelli di morosità e, per ultimo, segnaliamo anche un caso di mancata organizzazione che ha arrecato disagio a molte famiglie”. A lanciare l’accusa è il Movimento 5 Stelle di Forlì che porta ad esempio un caso in particolare.

Nel mese di dicembre 2012, in presenza del sindaco Roberto Balzani e dell’assessore al Welfare Davide Drei, sono stati inaugurati 40 alloggi a canone sociale per 126 abitanti, realizzati da ACER su mandato del Comune di Forlì in Via Fellini (civici 6, 8 e 10, area ex Foro Boario).

Un intervento di edilizia residenziale pubblica costato – come aveva riportato la stampa – ben 5 milioni di euro per realizzare unità residenziali in classe energetica B/C e quindi in teoria case che consentano un consumo ridotto.

Nello stesso periodo 2012/13, come è stato riferito dai diretti interessati, ACER ha sfrattato (anche “in malo modo”) gli inquilini dalle case di via XXIV Maggio i quali sono stati sistemati in nuove abitazioni con grossi problemi per tutti.

La motivazione “ufficiale” di questo trasferimento? La giustificazione era che le case di Via XXIV Maggio dovevano essere vendute.

“Ma oggi, a distanza di oltre un anno – aggiunge il Movimento 5 Stelle di Forlì – non solo quelle abitazioni non sono state vendute, ma non risultano neppure in vendita. Col risultato che, senza il quotidiano funzionamento di acqua, gas e pulizia di interni ed esterni, i fabbricati invenduti andranno incontro ad usura e deprezzamento… a questo punto gli inquilini potevano restare dov’erano riducendo il disagio al minimo! E’ questo l’esempio di welfare virtuoso di cui parla il candidato sindaco del centrosinistra?”.

 

L’assessorato part-time allo sport della giunta Balzani

“L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Balzani ha completamente trascurato lo sport forlivese: una materia così importante non è gestita, come sarebbe logico e giusto, da un assessore, ma da un semplice funzionario che, dovendosi dividere fra incarichi diversi, svolge le funzioni solo part-time”: l’accusa è formulata dal Movimento 5 stelle di Forlì.

“Incredibile – secondo i pentastellati – questa scelta della giunta, visto che In Emilia-Romagna (tra le Regioni più “sportive” e meno “sedentarie” in Italia, con più dei due terzi della popolazione che pratica almeno una qualche forma di attività fisica), come si evince dall’ultimo libro bianco del Coni, è proprio la Provincia di Forlì-Cesena a subire un crollo dell’Indice di diffusione (numero di società sportive in rapporto agli abitanti) e di altri indicatori sullo stato di salute dello sport in città!”

In un comunicato stampa inviato dal M5S alla stampa si legge: “Potremmo paragonare il modo in cui il nostro Comune si è finora occupato di sport alla stregua di una banalissima agenzia immobiliare, interessata ai soli aspetti burocratici di gestione degli spazi, concessioni e controlli di agibilità. Noi cittadini del M5S Forli crediamo che questo modo “limitato” di porsi (distribuire spazi ed elargire contributi, peraltro esigui, sempre alle stesse società!) sia del tutto insufficiente e sia invece necessario creare una rete reale fra l’amministrazione e le associazioni sportive, che tanto si impegnano sul territorio”.

Fra le proposte del Movimento 5 stelle di Forlì, che alle amministrative è rappresentato dal candidato sindaco Daniele Avolio – c’è: “L’istituzione di una Consulta Sportiva Comunale come primo passo di un percorso che porti alla successiva nascita di progetti condivisi capaci di coinvolgere tutti i protagonisti di questo settore. Il Comune deve ascoltare e facilitare le iniziative private, promuoverle e sostenerle, perché a Forlì le idee ci sono e vanno sviluppate! Lo sport oltre che come momento di divertimento/passatempo deve essere visto, sempre di più, come opportunità di prevenzione sanitaria e aggregazione giovanile”.

“Quando saremo al governo della città, lo sport ritornerà ad avere un ruolo e uno spazio che a Forlì manca da troppo tempo, forniremo consulenza di allenamento gratuita negli impianti comunali per tutti gli sport che aiutano la salute (corsa, camminata, ciclismo, nuoto) e sosterremo gli eventi sportivi che si svolgeranno nella nostra città, dandone ampio risalto e coinvolgendo l’intera cittadinanza. Solo così si garantirà un’autentica partecipazione, e chi è chiamato ad amministrare la città dovrebbe far tesoro sei suggerimenti, anziché – come è stato fatto fino ad oggi – ignorarli!”.

 

Blitz antidemocratico della Giunta Errani sul Piano Rifiuti

La notizia che il nuovo piano regionale dei rifiuti approvato dalla Regione consentirà al nostro inceneritore di bruciare rifiuti da fuori regione, non ci sorprende.
Un piano regionale che è stato vergognosamente approvato senza alcuna discussione in Consiglio e nell’apposita Commissione, e che testimonia l’ennesimo colpo di mano della Giunta Regionale, che pur di mantenere in vita gli impianti di incenerimento in Emilia-Romagna non esita a mettere in silenzio le opposizioni come la dimissionata Sabrina Freda (assessore all’Ambiente regionale), rea di aver pubblicamente dichiarato che in regione nel 2020 sarebbero sufficienti solo 2-3 impianti contro gli 8 attualmente presenti.
Il forte legame politico-economico tra Hera spa e il PD regionale era stato uno dei motivi che aveva messo in rotta di collisione il sindaco Roberto Balzani con il suo partito. Continue reading…

 

Balzani e il 2014

Il sindaco Balzani ci fa sapere attraverso Facebook che il 2014 ci dirà se i rifiuti d’Italia finiranno nei nostri inceneritori. Incredibilmente, il sindaco delega al nuovo anno la soluzione di un problema molto sentito, dimostrando poca sensibilità ma anche di aver gettato la spugna prima ancora della fine del suo mandato. Allo stesso modo scrive che sarà il 2014 a dirci se avremo progetti chiari sulla sanità, o il solito ‘aumma aumma’ della politica e dei suoi clienti. Anche su questo problema il sindaco, incredibilmente, affida una improbabile risposta sulla ruota della fortuna dell’anno appena iniziato.

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Unione dei Comuni, il gioco delle tre carte

La realizzazione dell’Unione dei 15 Comuni del forlivese, che partirà da gennaio 2014, dovrebbe permettere sulla carta di creare delle economie di scala, nel dimensionare i servizi e creare le condizioni per la sopravvivenza dei piccoli comuni che, pur mantenendo la loro identità, possono accorpare servizi al fine di ridurre i costi pro-capite e ridurre pro-quota le spese fisse di gestione di alcuni servizi

Il vice sindaco di Rocca, Francesco Casanova aveva espresso che non ci sarebbero dovute essere disparità di trattamento economico fra i dirigenti dell’Unione e dipendenti comunali. Il capogruppo di minoranza Alessandro Guidi aveva invece asserito: “con questa decisione Forlì si proietta oltre le sue mura cittadine e i territori vi entreranno dentro a tutti gli effetti” mentre il consigliere di minoranza Oriano Rimini aveva auspicato “vantaggi economici e turistici” dalla nuova Unione.

Il sindaco di Forlì, Roberto Balzani aveva inoltre chiarito nei dettagli: “la svolta storica che si sarebbe avuta con l’Unione a 15 che raggruppa 188 mila abitanti, la prima unione del genere in Italia, che potrebbe essere di esempio per ridurre gli 8 mila comuni a 287 unioni (270 sotto i 190 mila abitanti e 17 sopra)”.

Avendo avuto la pazienza e la possibilità di leggere le infinite pagine di delibere che alcuni Comuni avevano redatto per l’adesione a questo Ente siamo in grado di fare qualche considerazione in merito alle molte dichiarazioni fin qui rilasciate, alcune delle quali fuorvianti.

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L’Area Vasta e le contraddizioni del Sindaco Balzani

La proposta del Sindaco Balzani, su Area Vasta, rivolta ai Comuni romagnoli affinché deliberino regole per ridurre il rischio che dei territori vengano tagliati fuori, contiene alcune contraddizioni che rendono impraticabile questa proposta e quindi ambigua la sua posizione nei confronti della Regione:

1 – Con soli 49 giorni lavorativi, che separano il 18 ottobre dal primo gennaio 2014, come può il Sindaco pensare che i 75 Comuni della Provincia possano studiare, discutere e proporre un dibatto per una negoziazione con la Regione? Non solo non c’è il tempo, ma la Regione non accetterà mai di rimettere in discussione la sua politica sanitaria, soprattutto dopo aver delegittimato anche i suoi elettori con una proposta che non è mai approdata in alcun Consiglio Comunale della Romagna, oltre a non essere mai stata discussa con alcuna categoria di lavoratori interessati, a cominciare dagli stessi medici. Continue reading…

 

Area Vasta Romagna, Balzani (PD): “Non mi fido dei politici”. E noi non ci fidiamo di Balzani.

Venerdì 18 ottobre si è tenuto un incontro pubblico presso il Salone Comunale di Forlì dove il sindaco Roberto Balzani ha comunicato la sua proposta per Area Vasta relativamente al territorio della provincia di Forlì-Cesena e di cui riportiamo il file audio integrale.


Sarebbe stato interessante aver potuto ascoltare anche l’opinione dei cittadini, per dare spazio al confronto ed alla partecipazione, ma non sono stati consentiti interventi dal pubblico… vi invitiamo quindi a lasciare i vostri commenti!

Per vostra comodità vi riportiamo anche la trascrizione integrale:

introduzione
La sanità è un tema importantissimo che riguarda ognuno di noi, è anche vero che le trasformazioni che sono in corso  a livello regionale sono state fino alla presentazione della legge, il 30 settembre di adesso, di pochi giorni fa, appannaggio sostanzialmente di un dibattito molto interno alle istituzioni e con pochi interlocutori. 2 obiettivi per questa serata:
1) Rendiconto dell’attività dell’amministrazione su questo tema da quando è entrata in carica nel 2009, con i temi che ha affrontato in questi anni.
2) Proposta che noi, dico noi inteso come tutta la conferenza socio sanitaria territoriale di Forlì, e non solo Balzani, facciamo alla regione e ai nostri confratelli romagnoli, e che vedremo a fine serata.
Perché questa chiacchierata???
Perché di questi temi si parla pochissimo, nonostante sia un tema molto sentito, di cui si parla in certe occasioni (malasanità, eccellenze), ma di cui si parla pochissimo quando si parla della sua organizzazione e gestione (tema complicato, non per tutti). Proviamo a parlarne.
Il sindaco gestisce i rapporti con l’Ausl del territorio. Forlì è la più piccola della regione dopo Imola, piccola come abitanti (189.000), ma ha un budget che è 4 volte il bilancio del comune, e numero di dipendenti che è 3 volte i dipendenti del comune, E’ quindi una realtà economica enorme.
Quale rapporto fra sindaco e Ausl? La sanità è regionale, finanziata dalla regione con fondi regionali, direttori generali nominati dalla regione, con gradimento dei sindaci, ma nominati da Bologna, è quindi una partita che in larga parte si gioca a Bologna, in regione.
La sanità è quindi gestita in larga parte dalla regione, ma il sindaco, d’altra parte, è responsabile per la legge della sanità e dell’igiene pubblica del territorio.
Il sindaco è responsabile, ma può condizionare in minima parte il processo con cui viene gestita la sanità. E’ una asimmetria rilevante, ma è così in tutta Italia.
cronistoria percorso creazione della asl unica
Cosa è capitato a Forlì? Quando è arrivato Balzani c’era la nomina del nuovo Direttore Generale. Fu chiamato da Bissoni, assessore alla sanità in regione, che disse che secondo lui andava cambiato il Direttore generale di Forlì. Disse che la nostra era una Asl normale, con un deficit di circa 4 milioni, ma che era tutto sommato un deficit nella norma, ragionevole.
L’Asl è una azienda nel nome ma non è una vera e propria azienda, lo è per modo di dire, i miei cittadini possono andare fuori, e noi possiamo attrarre pazienti dall’esterno, è un sistema aziendalizzato ma non è azienda vera e propria, non può essere tarato solo sul nostro territorio, i costi sono certi, ma i ricavi non lo sono proprio per questa possibilità dei pazienti di curarsi ovunque, in piena libertà.
Per questi motivi è complicata la gestione delle Asl, ed i deficit sono nella norma, sono all’ordine del giorno.
A settembre di quell’anno il deficit era già a 12 milioni, ad aprile poi è arrivato a 30 milioni. Si è scoperchiato un pentolone, con una contabilità gestita in maniera anomala, alterata rispetto alla normalità, che ha creato costi occulti, deficit e quindi debito da pagare.
Come rientrare??? Una parte del debito lo ha pagato la regione, ma noi ci siamo trovati con un deficit strutturale, un sovracosto di crca 20 milioni all’anno che noi abbiamo dovuto affrontare per rientrare nei parametri della regione (negli anni dal 2010 al 2013) Quindi causa il debito pregresso venuto fuori abbiamo dovuto imporre una cura dimagrante per abbattere i costi per circa 20 milioni all’anno, causa scelte errate degli anni precedenti.
Risultato, Balzani si è sentito per alcuni anni come Calimero, pulcino nero, lo “sfigato della Romagna”, ha dovuto fare i conti con l’eredità che si è trovato, essendo Sindaco lo ha dovuto fare. Ha dovuto gestire insieme agli altri della conferenza socio sanitaria quindi un processo molto difficile, di riduzione molto drastica della spesa, che altri in regione non hanno mai avuto. Questo è il primo punto.
Secondo punto, anno 2009, le questioni aperte in regione vertevano su 2 aspetti: 1, la fusione Forlì Cesena, essendo piccole Asl la regione aveva chiesto di fare una fusione, e l’altra era l’area vasta Romagna, una sorta di coordinamento di tutte le attività delle Asl romagnole, 1.125.000 abitanti, con una spesa di 2,2 miliardi di Euro, il 65% del Pil del Montenegro (per averne un’idea). (minuto 11,50 della registrazione)
Abbiamo detto va bene, ovviamente, facciamo l’area vasta per vedere di risparmiare delle risorse, eravamo tutti d’accordo. Nel corso degli anni 2010 e 2011, mentre eravamo alle prese del nostro debito da scalare, la regione e anche gli altri territori si sono misurati con il tema dell’area vasta. Allora era legato ad una questione fondamentale, cioè come venivano prese le decisioni fra i direttori generali, cioè le decisioni andavano prese a maggioranza, in base agli abitanti o all’unanimità con decisione collegiale??? Questa era la questione che sembra di lana caprina ma non lo è, fu la questione su cui si concentrarono le direzioni generali delle 4 asl e le conferenze nel corso di questi 2 anni. Alla fine dei 2 anni, fine 2011, si trovò un equilibrio, furono delineate le linee guida (dalla regione), che sostanzialmente stabilivano il principio della collegialità, le asl dovevano trattare fra loro fino a quando non erano d’accordo. Perché cita questo argomento? E’ lo stesso della fine del ragionamento, è il problema della Romagna, come fare ad andare d’accordo, fra ambiti territoriali che hanno sviluppato sistemi locali fra loro molto diversi, hanno sviluppato meccanismi competitivi e non cooperativi. Si arrivò quindi alla conclusione che si doveva decidere collegialmente.
Quando si arriva a questo punto, fine 2011, la regione cambia schema, ed è il 2012, il giorno prima del nevone del 2012 (minuto 15.00)
Si trovano all’ultimo piano della regione, tutti i romagnoli con il Presidente Errani, l’assessore, e, il presidente dice, visto che si è arrivati a questo punto del percorso, perché non proviamo ad andare oltre, a fare la Asl unica, un’azienda unica, naturalmente se siete d’accordo??? Visto che ci sono i tagli, ecc… vediamo di andare oltre, potremmo fare un’operazione importante, ed essere i primi a farlo nel nostro paese. Tutti sono d’accordo, e si decide di provare ad andare oltre, a fare la Asl unica.
Il giorno dopo ci fu la grande neve del 2012. Finita la neve ci fu il terremoto dell’Emilia. Questo ha causato giustamente lo spostamento dell’attenzione della regione sul problema del terremoto, e l’asl unica è rimasta un po’ in secondo piano.
Nel frattempo poi a livello nazionale è nato il governo Monti, e nella primavera del 2012 il ministro Patroni Griffi fece la proposta di ridurre le provincie, Questo sembrò a Balzani propizio e propedeutico, unica provincia coerente con un’unica organizzazione della Asl. Se ne parlò in alcuni convegni nell’estate del 2012.
Settembre 2012 (minuto 17,40) viene consegnato dalla regione il primo documento scritto, ma non firmato, relativo alla Asl unica.
Documento in 3 parti, una descrittiva, una su come dovrebbe essere organizzata grosso modo la Asl dal punto di vista dei servizi, Pievesestina, 118, ecc, e la terza parte in appendice, che era una anticipazione  di quelle che erano le norme (minuto 18,30) contenute nel decreto Balduzzi sul riordino degli ospedali, poi decadute insieme alla caduta del governo Monti a fine 2012.
Questo documento, quindi, nel settembre 2012 viene quindi recapitato, e noi come romagnoli ci troviamo per discuterlo. Nel novembre del 2012 a Cesena, 19 novembre 2012 (minuto 19) diamo la nostra versione del documento. Il nostro documento è costruito su questo principio, questa idea, meccanismo: prima fare una larga ricerca sulla situazione, la realtà delle Asl romagnole, poi una pianificazione di un progetto di dove si voleva andare, e alla conclusione, a valle del percorso, la costruzione della asl unica come scatola amministrativa. Ci sembrava un percorso logico, prima una fase analitica, poi una riflessione progettuale, e quindi il passaggio alla legge (minuto 19,45).  Questo era scritto nel nostro documento, oltre all’incremento della quota pubblica in Irst, che diventava il riferimento oncologico per l’area vasta romagna.
Questo era il ragionamento.
Poi ci si trova a Bologna il 10 dicembre (minuto 20.11) e alcune cose cambiano. La regione inizia a dire che visto che si vorrebbe partire il primo gennaio 2014, forse è meglio che portiamo avanti le due questioni insieme, da una parte la legge istitutiva della asl unica, insieme al percorso sui contenuti. Noi avevamo proposto di portare avanti in sequenza analisi, progetto, e legge, la regione propone di farli procedere appaiati.
Ad inizio di gennaio 2013 questi processi vengono ulteriormente trasformati, la regione ci chiede di partire subito con la legge istitutiva della asl unica, e poi di portare avanti gli aspetti di contenuto. Questo perché si presumeva che il pd avrebbe vinto le elezioni nazionali sicuramente, e sarebbero entrate in vigore comunque le norme previste da Balduzzi nel 2012, e fatta una riforma ospedaliera in linea con il suo progetto del 2012. Le conferenze vanno dietro a questo disegno della regione, ci si doveva rivedere dopo un mese, ma quando si vota succede quello che succede, con un risultato molto diverso da quello che si era pensato. Ci troviamo quindi nella primavera del 2013 a quel punto con “un processo che va verso la formulazione della legge come scatola sostanzialmente politica, cioè politico amministrativa, e poi dopo si vedrà tutto il resto, questo era un po’ il principio”. Noi avevamo alcuni problemi, per esempio perché questi progetti riguardassero solo la Romagna e non altri territori dell’Emilia, per esempio Imola è la più piccola Asl, e resta da sola. Nella conferenza dei servizi ne parlammo, ricordo bene anche Zoffoli e gli altri, dicevamo come facciamo a proporre ai nostri cittadini questa riorganizzazione, dicendo che va fatta per razionalizzare il tutto, ma noi sì ed Imola per esempio no??? Era presente anche l’assessore Lusenti, e alla nostra domanda sul perché questo progetto andasse fatto solo in Romagna, la risposta fu che a “Imola avevano le elezioni”. “Quindi capii che io ero il figlio della povera schifosa, questo lo dico chiaro e tondo” (minuto 23,36).
Dopo di che il progetto è continuato con la formulazione delle legge, diciamo così è una legge di impianto, sostanzialmente l’idea è quella di fondere le 4 asl in una, tutti gli atti organizzativi venivano poi posticipati al dopo, e anche il lato aziendale veniva dopo, si creava una conferenza che teneva insieme  75 comuni della Romagna, e quindi il tema è diventato più politico, si è accellerato l’aspetto politico perché in realtà l’aspetto organizzativo è rimasto indietro, si è voluta fare un’accellerazione in sostanza.
Allora veniamo al tema politico. Il mio tema è esattamente quello dei 4 direttori delle asl, dove si erano fermati loro.  Come si formano le maggioranze nella conferenza socio sanitaria e come si decide??? Se le maggioranze sono tali per cui un territorio può essere escluso dalla progettazione delle sanità, molto banalmente le altre 3 decidono per lui.  E io ritengo che sia un “errore politico madornale”, ed una cosa che per me, come sindaco di Forlì che ha un’ospedale come questo più l’irst di Meldola, non può passare in silenzio, non posso dare il mio assenso a ciò, ma non può farlo il sindaco di Faenza, di Lugo, ecc…..a qualcosa che limita un potere di interdizione se qualcosa viene ad incidere sul tuo territorio in maniera tale da poter, non dico respingerlo, ma cercare di correggerlo, questo è il concetto.
Questo tema non lo abbiamo mai discusso nei nostri tavoli.
Ad un certo punto, quando c’era la formulazione della legge, si è detto, va bene, ma questo è un problema che andrà messo dopo, nei regolamenti, che vengono a valle della legge, dopo che si costituisce l’asl sarà fatto un regolamento che identifica come fare le maggioranze, meccanismi di tutela, ecc…ma io dico, scusate, gli accordi di tutela si fanno prima, non dopo, se voglio tutelare il mio territorio, come devono fare gli altri, devo stabilire come si fa a contarci, e come pesare questi voti nella conferenza, ma lo decidiamo prima, non dopo, perché dopo “la frittata è già fatta” (minuto 27,50), dopo non decide più il territorio, la sua golden share l’ha già spesa. Questo è il punto, tipicamente politico, ecco perché io vi ho convocati qui questa sera. Non per mettere in discussione l’ospedale, ma perché qui da 150 anni è sempre esistita una compartecipazione alle decisioni, una codeterminazione delle politiche socio sanitarie, che riguardavano la sanità sul territorio, oggi “noi rischiamo di perdere questo pezzo” e quindi ho ritenuto che fosse il caso che ci vedessimo un attimo prima. Questa è la questione.
Perché sono così preoccupato delle maggioranze??? (29,10) Perché non si è seguito un processo che poteva essere fatto alla rovescio, per esempio, se noi avessimo deciso che tipo di sanità volevamo costruire, se avessimo avuto un progetto comune, degli obiettivi comuni a cui tendere, potevamo benissimo dire va bene, questo è il patto,……siamo tutti d’accordo su dove vogliamo andare, ma non è così, tutti questi temi sono posticipati, la legge sulla riorganizzazione / riclassificazione degli ospedali, che è fondamentale, verrà presentata dopo che sarà costituita la asl unica, quando secondo me doveva essere un pezzo della vita della asl unica, se noi facciamo qualcosa insieme almeno mettiamoci d’accordo su come devono essere dislocati i presidi ospedalieri sul territorio, romagnolo, quello doveva essere il patto, e “invece lo vogliono fare dopo, perché??? Io sono preoccupato, ve lo dico molto francamente, perché se qualcuno vuole fare le cose dopo, e non prima,  (30,34) io ho tendenzialmente l’idea che mi voglia fottere”,   detto in parole ……, “ed io non mi fido dei politici” ragione per la quale la nostra idea è molto semplice, la nostra proposta è molto semplice……..
proposta finale del sindaco
(minuto 31:48)Io questa sera faccio una proposta che non è indirizzata alla regione Emilia Romagna, la quale fa giustamente la sua politica che è quella di centralizzare come può la vita della sanità per cercare di spendere meno. E mettere un contenitore in ogni (.?.) se poi i territori se ne sbattono i coglioni peggio per loro. Questo è il disegno, va bene? Allora io dico molto semplicemente che la Regione Emilia Romagna fa benissimo, perché se io fossi il presidente farei la stessa cosa dal momento che devo cercare di risolverla. Però, siccome noi siamo i destinatari di tutta questa operazione faccio una semplice proposta, e cioè se queste regole ci consentono di ridurre il rischio che dei territori vengano tagliati fuori da alcune decisioni (non tutte); quelle che riguardano i PAC, i piani sociali, quelli che riguardano i distretti, l’organizzazione territoriale socio sanitaria, lo dicono anche loro e l’hanno ripetuto in un documento recente così come hanno detto tante altre cose molto giuste e molto corrette secondo me che saranno discusse nei prossimi giorni. Io devo dire che ci siamo sempre trovati d’accordo su queste impostazioni, anziché metterle nella legge: non si può fare, non lo vogliono fare, facciamole deliberare dai consigli comunali della Romagna come patto politico fra i romagnoli. Così vediamo se i romagnoli vogliono cooperare, oppure si vogliono scannare. Se voglio utilizzare il vecchio schema dante e quindi infilarsi pugnali nella pancia oppure se vogliono costruire qualcosa insieme. Vediamo se vogliono fare questo. Queste delibere devono essere assunte prima della approvazione della legge e rappresentare il patto politico che poi verrà trasferito nel regolamento. La Regione non c’entra. Perché giustamente la regione dice: fate voi, La conferenza socio sanitaria è la vostra, siete voi che dovete decidere come organizzare le maggioranze, io me ne frego. E’ un problema vostro. Io, basta, ho il direttore generale, è già una specie di grande proconsole lui, voi dovete trovare un contrappeso a questa persona. Io me ne fotto, perché io tutto sommato ho già il mio punto di riferimento, quindi non dobbiamo cercare un contrappeso che tuteli tutti i territori. Io credo che dobbiamo farlo in forma cooperativa, cioè con forme di maggioranza di variabile su alcuni punti molto ampia in un modo tale che tutti i territori siano garantiti in questo processo. E per una volta tutti i Consigli comunali della Romagna, o comunque la maggioranza di essi, quelli più importanti si devono esprimere e se si esprimeranno nell’ignavia e accetteranno quello che viene bè, sarà un modo per gli elettori di capire che cosa è la loro classe politica dirigente e li potrà mandare a casa come spero nell’elezione 2014. Questo è il disegno molto semplice che noi presenziamo questa sera non soltanto ai forlivesi ma all’intera Romagna. Se voi vedete, una cosa molto ragionevole, siamo venuti incontro a tutte le esigenze di questo processo, però c’è una cosa sulla quale non possiamo derogare che è l’autodeterminazione e l’autonomia su alcune decisioni che riguardano i nostri territori e sulle quali noi dobbiamo poter dire l’ultima parola perché altrimenti è che altri decidano per noi sul nostro ospedale, sulla nostra sanità e sui nostri servizi. E questa è una cosa che il sindaco Balzani non farà mai (applausi). Detto questo io auspico naturalmente che da adesso parta il dibattito. Noi andremo, perché questa sera abbiamo fatto la riunione, perché noi vogliamo stare nel percorso regionale. Il 21 andremo, lunedi, all’audizione della Commissione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, porteremo le nostre riflessioni. Vogliamo stare completamente dentro il percorso giuridico legale della Regione. Non siamo eversori, non siamo rivoluzionari, questo è un mezzo liberale, cioè la cosa proprio più semplice del mondo, cioè l’opinione viene raccontata, è trasparente. Uno decide se gli va bene o non gli va bene, però vogliamo fare una cosa chiara. E gli altri ci debbono dire si ci stanno oppure no, e naturalmente se decideranno di non starci, poi, ognuno di noi singolarmente come individuo, io dico a quel punto come individuo, trarrà le sue conclusioni. Sulla classe dirigente, su quella che la Romagna, su quella che è la possibilità di costruire qualcosa in questa Regione, sul futuro di questa Terra che io amo infinitamente. (applausi)
 

Azienda sanitaria unica della Romagna

“Crediamo urgente e necessario confermarti l’importanza di avviare il percorso per la costituzione dell’Azienda Sanitaria unica della Romagna”.
Così inizia la lettera, inviata il 7 maggio scorso, all’Assessore Regionale Carlo Lusenti da parte dei Sindaci di Cesena, Rimini e Ravenna e dai Presidenti delle tre Province Romagnole.
In realtà crediamo che di urgente e di importante ci sia solo un aspetto: quello di evitare di spendere più di 2 miliardi di euro l’anno dei nostri soldi per un progetto faraonico prima di essere stato presentato all’intera collettività. Continue reading…